Trovarsi nella propria abitazione, affacciarsi alla finestra e vedere il proprio giardino di un colore verde acceso, ben curato e con il prato in perfette condizioni riempie di gioia e orgoglio il proprietario. Si tratta di uno spazio in cui rilassarsi, in cui far giocare liberi i propri figli e lasciare all’aria aperta cani e gatti (sempre essendo accorti sui recinti per gli animali domestici).
Avere un giardino da invidiare, però, richiede costanza e dedizione nell’eseguire quegli interventi necessari alla cura dello spazio verde. Una delle azioni cruciali è l’arieggiatura del prato. Vediamo di cosa si tratta e quando è il periodo giusto per farla.
Perchè si deve arieggiare il prato
Con il passare del tempo e il susseguirsi delle stagioni è inevitabile che nel prato si depositino delle erbacce e del muschio, soprattutto quando si è fuori casa, ad esempio in una vacanza a Capri, e, chiaramente, non si può pulire il giardino. In seguito alla rasatura del prato, per quanto ci si possa impegnare a togliere i residui di erba tagliata, molti di quest’ultimi è probabile rimangano sul manto. Allo stesso modo, in autunno il fogliame è destinato a depositarsi sul prato. In gergo tecnico, questo strato formato da erba tagliuzzata, foglie e altri frammenti di natura vegetale viene definito feltro.
Per la salute del tappeto erboso, il feltro è una vera e propria minaccia. Infatti, esso non consente all’acqua di penetrare adeguatamente all’interno del terreno e, in aggiunta, fa sì che la luce e l’ossigeno non entrino in contatto con il prato. Le conseguenze nel lasciare il feltro sul prato vanno dal rischio che sul manto si sviluppino dei funghi alla maggiore difficoltà nel praticare la risemina e le concimazioni.
Tuttavia, è anche giusto sottolineare che se il feltro è ridotto, cioè minore a 3-4 millimetri, potrebbe al contrario rappresentare un alleato per la salute del prato, in particolare un elemento che permette di eliminare l’umidità dal terreno. Quindi, non sempre questo deposito è da considerarsi negativo per lo stato del manto erboso.
Come eseguire l’arieggiatura del prato
Avrete avuto modo di capire che l’arieggiatura serve a togliere il feltro che potrebbe essere presente sul prato. Entrando maggiormente nel dettaglio di questa tecnica, l’arieggiatura consiste nel praticare dei fori sul terreno, lunghi pochi centimetri e larghi quanto il dito di una mano, avvalendosi di attrezzi manuali (simile a dei rastrelli) oppure arieggiatori elettrici o a scoppio (che assomigliano a dei rasaerba) che sono fra gli attrezzi da giardinaggio professionali che non dovrebbero mai mancare nello sgabuzzino del proprietario di un giardino. Per il loro acquisto noi vi consigliamo di rivolgervi all’officina de La Motoagricola. Gli arieggiatori manuali sono consigliabili nel caso in cui il proprio giardino non si estenda per diversi metri quadrati, altrimenti è decisamente più comodo uno elettrico, magari con un cestello per raccogliere l’erba tagliata che altrimenti dovrebbe essere spostata a mano e utilizzata come compostaggio.
Un’azione comparabile a quella dell’arieggiatura, ma che si distingue per la profondità di queste incisioni, è la scarificatura. Entrambe le azioni, però, hanno l’obiettivo di rimuovere il feltro dal prato oltre a favorire l’entrata dell’aria nel terreno per consentire alle radici di crescere più solide, permettere l’ingresso dei nutrienti per il terreno e tutte le altre azioni positive che abbiamo segnalato in precedenza.
Si consiglia di eseguire una rasatura dell’erba, pari ai 3-4 centimetri, prima di procedere con l’arieggiatura per semplificare l’intervento e non avere dei fastidiosi e alti ciuffi d’erba che ingombrano il rastrello o l’arieggiatore. Inoltre, per arieggiare il prato in maniera corretta è bene operare quando il terreno è asciutto e secco ed effettuare due passate, stando attenti a procedere lungo la stessa direzione, senza sterzare, in modo tale che la ri-semina che segue l’arieggiatura sia più omogenea.
Quando farla
Ciò che non abbiamo sottolineato fino ad ora è che l’arieggiatura è un’operazione che comporta un alto grado di stress per il prato. Per questa ragione, l’intervento va realizzato su un terreno maturo, con due o tre anni alle spalle, in quanto l’arieggiatura va a togliere i fili d’erba e le radici più deboli e un prato giovane non riuscirebbe a sopportare il trattamento.
Passando ai periodi dell’anno più indicati per l’arieggiatura, possiamo, senza dubbio, affermare che i mesi di marzo e settembre sono perfetti per eseguire l’intervento in questione. Il motivo sta nel fatto che nei giorni che seguono tali mesi, l’attività di ripresa della vegetazione è più fiorente e non è né troppo caldo né troppo freddo.
A seconda poi del tipo di prato che si possiede, si dovrà decidere ogni quanto effettuare l’arieggiatura. Nel caso in cui, ad esempio, il terreno sia composto maggiormente da sabbia, è possibile concedere un anno di riposo; mentre se il terreno è argilloso, è quasi obbligatorio procedere l’arieggiatura almeno una volta all’anno.
Quali azioni fare dopo
Se, come abbiamo scritto, l’arieggiatura mette a dura prova la resistenza del prato, sarà necessario curare lo stato di salute del manto erboso per evitare che esso rimanga rovinato e la situazione peggiori.
Appena dopo che si è eseguita l’arieggiatura, l’ammendatura del prato consentirà di immettere nel desiderato tappeto di un verde lucente i microrganismi capaci di rimuovere il feltro. Anche un’irrigazione costante è capace di aiutare il terreno a tornare allo stato originale
Fondamentale per la ripresa del prato è la concimazione, che deve avvenire con un fertilizzante ad alto contenuto di azoto, e la risemina, assolutamente necessaria nell’eventualità in cui il manto erboso appaia troppo sfoltito.